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Veduta dell'opera

La Madonna con bambino e i santi Pietro, Erasmo ed Antonio Abate (proteggono il Borghetto) da valutare, popolarmente conosciuta come la Madonna degli Angeli, è un quadro del pittore genovese Giuseppe Badaracco, dipinto nel 1655 ed oggi conservato nella chiesa parrocchiale di San Matteo al Borghetto.

Storia[modìfica | modìfica wikitèsto]

Il quadro, firmato e datato, è un'opera del pittore Giuseppe Badaracco, detto "il Sordo", d'origine genovese ma che ha svolto la maggior parte delle sue commissioni tra riviera di Ponente e la parte settentrionale della Corsica. In particolare, c'è uno stretto legame che intercorre tra il pittore ed il Borghetto, paese che conserva ben quattro tele dello stesso autore: oltre alla Madonna degli Angeli si ricordano infatti il Martirio di Sant'Agata e il Martirio di San Matteo, anch'essi conservati nella parrocchiale del borgo vecchio, e il Miracolo del mulo di Sant'Antonio Abate, che invece si trova nell'oratorio di San Giuseppe. Quest'importante serie di commissioni deriva da un momento di grande sviluppo per il Borghetto, tutto intento in una serie di opere pubbliche e che aveva il bisogno di illustrare i suoi luoghi di culto appena rinnovati, col pittore che propone un'iconografia ben apprezzata dalla devozione popolare come, in questo caso, la rassicurante immagine della Madonna che veglia sul paese dei borghettini[1].

Una primissima menzione del quadro, quasi contemporanea alla sua realizzazione, si può trovare all'interno del famoso manoscritto Sacro e Vago giardinello, dove l'autore, Giovanni Ambrogio Paneri, a differenza del suo solito arriva a menzionare espressamente il pittore dell'opera, ancora in vita in quel momento, indicata come "da celebre mano del Pittore Badaracco depinta"[2][3]. In particolare, si menziona il quadro in occasione della consacrazione dell'oratorio della Madonna degli Angeli in regione Casazze, all'epoca appena realizzato per volere Giacomo Maria Orsero[4]. Il manoscritto ci dice anche che il 29 di luglio del 1646, dopo la benedizione dell'opera da parte di Pietro Antonio Perelli, rettore della parrocchia di San Matteo, questa sia stata portata in processione dalla confraternite di Santa Maria Maddalena e della Dottrina Cristiana, seguita da un gran folla, per essere posta nell'oratorio come pala d'altare[2][5].

Si nota però un disaccordo tra la data riportata nel manoscritto e quella nella firma del pittore, di nove anni successiva, che porta ad alcuni dubbi nell'identificazione. In accordo con la descrizione fatta nel Sacro e Vago giardinello sono le misure dell'opera, ossia 293 cm per 196 cm, quasi equivalenti ai 12 palmi per 8 (un palmo dell'epoca misurava 24,8 cm) citati dal Paneri, e anche la presenza nel dipinto di San Pietro, santo omonimo del padre del fondatore della cappella, Pietro Battista Orsero[6]. Inoltre le dimensioni del quadro sembrano piuttosto grandi per la cappella dove ora si trova ma, per contro, questa era in origine dedicata proprio a Sant'Antonio e dal 1658, con un probabile passaggio di patronato, a Sant'Erasmo. D'altra parte però si segnala nella carte parrocchiali, al 1647, un pessimo stato dell'attuale altare, priva di un'ancona e, sia al 1658 che al 1662, interdetto ad interim al culto. A complicare la questione c'è stata anche la scoperta, alla rimozione della tela per il suo restauro, dei resti di una cornice affrescata che presenta una specie di blasone raffigurante una nave colta nella tempesta e due angeli che portano delle candele accese, chiari riferimenti a Sant'Erasmo. Visto lo stretto spazio delimitato da questa cornice rispetto alle dimensioni del quadro, si può confermare come in origine fosse evidentemente destinata a questa cappella un'altra tela[7]. Resta dunque da spiegare questa differenza di nove anni tra le due date, probabilmente dovuta ad una curiosa apposizione della firma in un secondo momento[8] oppure al fatto che l'opera ad oggi conservata sia una copia di poco successiva di un originale ormai perduto, realizzata dall'autore stesso o dalla sua bottega[9].

La tela è così rimasta nell'oratorio per circa 150 anni ma, con l'occupazione francese durante le guerre rivoluzionarie, è stata rimossa per precauzione insieme al resto degli arredi e spostata all'interno della parrocchiale. Questo intervento è stato provvidenziale per la salvaguardia dell'opera, essendo che negli scontri tra francesi ed austro-piemontesi passati alla storia come la battaglia di Loano la struttura dell'oratorio è stata gravemente danneggiata[10].

Con la tela così spostata nella parrocchiale del borgo viene dunque messa come pala d'altare della grande cappella al fondo della navata sinistra, dove resta anche dopo la ricostruzione della cappella della Madonna degli Angeli avvenuta nel 1939. Questa cappellania, alla sinistra dell'altare maggiore, era in origine dedicata Sant'Antonio e, dopo un primo cambio di intitolazione nel 1658 con cui è stata consacrata a Sant'Erasmo, col posizionamento della nuova pala è divenuta la cappella della Madonna degli Angeli[11].

Il quadro, che si trovava in condizioni non tanto buone e che aveva patito dei restauri affrettati, è stato restaurato tra il 1992 e il 1993 grazie alle donazioni dei parrocchiani insieme alle altre tre tele borghettine del pittore. Questa attività, oltre ad aver riportare l'opera al suo originario splendore, ha reso nuovamente leggibile firma e data, fornendo una chiara identificazione del dipinto[12].

Descrizione[modìfica | modìfica wikitèsto]

La famosa rappresentazione del Borghetto murato

L'opera del Badaracco è un olio su tela che misura 293 centimetri in altezza per 196 centimetri in larghezza[13][14], raffigurante una scena articolata su due piani: quello superiore, al di sopra di alcune nubi, include i vari personaggi divini, quello inferiore contiene invece la famosa raffigurazione del Borghetto murato.

Al centro dell'immagine troneggia la figura della Madonna che tiene in braccio il Bambin Gesù, indicante Maria stessa con la mano destra e nell'atto di prendere una grossa chiave da San Pietro con la destra. Ai piedi di San Pietro si trovano due angeli che giocano con la tiara papale mentre sulla destra è raffigurato Sant'Erasmo vescovo e martire, protettore dei pescatori, che offre un cero alla Madonna e che ha ai suoi piedi il pastorale e un angelo che suona una campanella. Al di sopra di Sant'Erasmo c'è Sant'Antonio Abate, appoggiato sul suo bastone dal manico a forma di "T", e due coppie di angeli, dipinte rispettivamente in ciascun angolo superiore della tela. Si può notare come i santi raffigurati siano in vario modo legati alla tradizione marinara locale[15].

Al di sotto delle nubi c'è invece una fedele rappresentazione del paese di Borghetto alla metà del Seicento. Tutto racchiuso nelle sue mura, in esso svetta il campanile della parrocchiale, affiancata dall'antico oratorio di Santa Maria Maddalena, oggi sede della canonica e delle opere parrocchiali. Della cinta muraria, oltre alle porte della Marina e di Loano demolite in età napoleonica, si può ancora notare la rossa torre di nord-est, ancora esistente, con sulla sinistra la firma datata dell'autore. Tra le architetture si riconosce ancora il convento di Santo Spirito, sul Capo d'Anzio alla sinistra del paese e demolito nel 1811[16], con una rappresentazione complessiva particolarmente dettagliata che è segno del sicuro e duraturo passaggio del pittore al Borghetto[15]. Inoltre, guardando il prospetto della parrocchiale, sembrerebbe quasi che a questa riproduzione si sia ispirato Giovanni Richinotti per il rifacimento della facciata nel 1902, anche se comunque è un intervento collegabile al gusto neogotico in voga all'epoca[17].

Tra il resto della sua produzione, si ravvisano diverse somiglianze con il Sant'Erasmo, Santa Chiara e San Nicola in adorazione dell'Eucaristia, opera del 1643 conservata nella basilica di Santa Maria Assunta di Camogli[15][18].

Nota: per Beniscelli & Vado le sette imbarcazioni sul fondo della tela (4 a sx e 3 a dx, una in meno che per gli storici) altro non sono che le galee del tentato assalto turco del 1637 al Borghetto, poi dirottato su Ceriale con effetti drammatici[19].

Galerìa de futugrafìe[modìfica | modìfica wikitèsto]

Notte[modìfica | modìfica wikitèsto]

  1. Boggero, 1994, pp. 19-20
  2. 2,0 2,1 Paneri, 1624
  3. Boggero, 1994, p. 17
  4. Guido, p. 15
  5. Guido, p. 16
  6. Boggero, 1994, pp. 17-18
  7. Boggero, 1994, p. 18
  8. Boggero, 1994, pp. 18-19
  9. Guido, pp. 19-20
  10. Guido, p. 24
  11. AA. VV., 1999, p. 44
  12. Boggero, 1994, pp. 11-12
  13. Boggero, 1994, p. 18
  14. Guido, p. 20
  15. 15,0 15,1 15,2 AA. VV., 1999, pp. 34-35
  16. Beniscelli & Vado, 1975, p. 93
  17. Boggero, 1994, p. 20
  18. (IT) Sant'Erasmo, Santa Chiara e San Nicola di Bari in adorazione dell'Eucaristia, in sce catalogo.beniculturali.it. URL consultòu l'8 arvî 2023.
  19. Beniscelli & Vado, 1975, pp. 96-97

Bibliugrafìa[modìfica | modìfica wikitèsto]

  • (LAIT) Giovanni Ambrogio Paneri e Pier Francesco Costa, Parochiale di Borghetto S. Spirito, in Sacro e Vago Giardinello - Succinto Repilogo delle Raggioni delle Chiese e Diocesi d'Albenga, vol. 1, Arbenga, manoscrìtu, 1624.
  • (IT) Giannetto Beniscelli e Piero Vado, Borghetto Santo Spirito e la sua storia, Savuna, Stampa - Grafiche F.lli Spirito, Mârsu 1975.
  • (IT) Franco Boggero, Un pittore da risollevare: Giuseppe Badaracco e Borghetto S. Spirito: Atti del convegno 25-3-1993, Zena, Tormena Editù, 1994.
  • (IT) AA. VV., La Chiesa di San Matteo in Borghetto Santo Spirito, Arbenga, Parocchia de San Matê - Tipolitografia Fratelli Stalla, Utubre 1999.
  • (IT) Caterina Guido, Nostra Signora degli Angeli - La storia di una chiesa, Arbenga, Vitale Edizioni, s.d..

Âtri prugetti[modìfica | modìfica wikitèsto]

Ligammi de föa[modìfica | modìfica wikitèsto]